MT Teresa Faini


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Papal Portraits

Works



Official exhibition invitation / Invito ufficiale

These paintings are part of the artist’s “animalier” series. According to the artist, this series of paintings, which insert animals in the place of humans into recognizable old master paintings, came about as the results of examining and admiring the old master portraits. A group of "animalier" paintings have been shown at Franco Maria Ricci FMR and Galleria Vivita in Florence in 1992 and 1995.

“As I was getting closer to the works of art, I was affected by the pigments, the supports, the preparations of the varnishes, the work, even the tradition in the painting that gives dignity to the image. This study of notions and experiences is work as well as intellectual texture. Through this path I reached neither to copy the images by using similar techniques as the painter, nor to an actual portrait transposition but a trusted, personal reading of what is portrayed.”




Exhibition setting / Disposizione della mostra

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Un gioco, un divertimento, trovare l'animale che è in te, ma non solo un gioco.

Via via che si prosegue, si arriva ad essere compromessi in una vertigine di immagini, come chi si lascia andare a guardar nuvole, e lì quante battaglie, quante divine passioni, vennero contemplate. Il tempo, il vento mutevole, ti fanno leggere quello che hai in te, ma anche quello che vorresti avere. Così, la lettura dell'umano. Non serve citare Leonardo. Dalla Porta, fino ai vaneggianti di Lombroso e oltre.


“L'occhio è lo specchio dell'anima”; il volo una mappa in cui si può leggere la vita: la vita che è stata, emozioni, paure, gioie.


Ecco che il gioco diventa conturbante tanto da svanire per lasciare entrare una inconsapevole saggezza che cresce col tempo. E vedere gli altri ti commuove, la tua attenzione diventa più umana, meno trasandata di sempre, anzi la tua attenzione diventa una complicità di sentimenti ai quali poco sfugge. Allora, lampante e chiara, ti si presenta l'immagine di quello che appare e di quello che è.


Questo itinerario mi ha portato a considerare i ritratti di grandi autori e lì, oltre l'interesse per il ritratto, con l'avvicinamento alle opere ho subito l'interesse per i pigmenti, i supporti, le preparazioni, le vernici: il mestiere, forse anche la tradizione, in quella pittura che dà dignità all'immagine. Questo, uno studio di nozioni e di esperienze che ' sì mestiere ma anche tessitura intellettuale. Sono arrivata in questo percorso non alla copia, usando mezzi molto vicini all'autore, né ad una trasposizione caricaturale ma ad avere una lettura personale, creduta, di quello che è in esso ritratto. Nascono così i primi quadri “animalier” esposti da Franco Maria Ricci FMR e poi “Zoo di MT” alla Galleria Vivita.

Perché questi quattro cardinali?

Il primo mi ha incuriosita per l'immagine e la storia: Tommaso Inghirami uno porporato detto Fedra Inghirami, perché interpreta il ruolo nella tragedia di Euripide. Il suo strabismo non celato (avrebbe potuto anche esse re ritratto di profilo). Quell'occhio invece a me appare come un vedere oltre, un vedere più ampio, o addirittura pronto per una visione. Questo camaleonte, Fedra Inghirami, suscita ambiguità e mutevolezza, nella stazza del corpo ben piantato, le mani cicciosette curate e rilassate, la barba ben rasata che razza il volto, questo quadro mi ha riavvicinata a Raffaello e alla sua verità nitida e preziosa. Per analogia ho considerato il Cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena come lucertola, di simbologia contrastata e diversa. Il Cardinale stringe in mano un biglietto mostrato ma che cela un mesaggio segreto, l'occhio gelido incastonato in un volto fermo e deciso di una staticità come di un sauro pronto a scattare. Giulio II, con la sua anzianità, la sua prolificità, la mantellina porpora che sa di guscio, la barba che ha la dignità distaccata di una gorgiera: è un Papa. E' una tartaruga. Le palpebre spesse e pesanti lo confermano. L'iguana, percorrendo l'analogia “a sangue freddo” è il Cardinale (al Prado) che alcuni dicono sia un ulteriore ritratto del Bibbiena, altri non lo identificano. Dal confronto tra i due ritratti non si possono riconoscere somiglianza somatiche, rocordando anche l'autore Raffaello ritrattisra di attenzione fiamminga. Per questo l'iguana, un rettile che a quel tempo poteva essere sommariamente descritto ma non conosciuto dettagliatamente.

Così i quattro quadri, quattro rettili, quattro punti cardinali, quattro citazioni da Raffaello diventano un insieme: una relazione di personaggi che interloquiscono tra loro senza senso di meraviglia, senza scomporsi: perché la nuova identità rivelata era già in loro.

Come dire: in Raffaello c'è anche questo.

Le dimensioni dei quadri sono vicine a quelle di Raffaello e le cornici sono un tutt'uno con le stesse opere e vogliono sottolineare la citazione della provenienza aulica.

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